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La donna in Afghanistan

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In questo articolo vi parleremo dell’ Afghanistan: un viaggio tra le false speranze delle nuove leggi e la presa di Kabul da parte dei Talebani. Per comprendere a pieno l’articolo vi consigliamo di leggere l’ INTRODUZIONE ALLA LEGGE DELLA SHARI’A E AL FIQH.

 L’ONORE per un qaum (letteralmente colui che è “Devoto a Dio”) sta nella capacità di proteggere la proprietà su ZAN (donne); ZAR (oro) e ZAMIN (terra).

RIORGANIZZAZIONE TALEBANA

Un importante accordo venne firmato a fine Febbraio 2020 tra Stati Uniti e Talebani (considerando lo scarso coinvolgimento di questi ultimi vien da pensare che fosse una trovata più mediatica che altro). Tale alleanza stabiliva il ritiro dei soldati americani dall’Afghanistan. Per gli Stati Uniti fu una sorta di vittoria poiché in Afghanistan stavano combattendo una sanguinosa guerra dall’ottobre del 2001.

vi scriviamo ciò per suscitare una riflessione : quante risorse dispone questo territorio, se per 10 anni una super forza come gli USA non è riuscita ad imporsi sullo stato “cuscinetto”?

LA TESTIMONIANZA

Il corrispondente del New York Times in Afghanistan, Mujib Mashal, ha raccontato in un lungo articolo come i talebani siano riusciti a riorganizzarsi dopo l’iniziale sconfitta subita nel 2001, e come abbiano fatto in meno di vent’anni a diventare una forza così potente da costringere gli Stati Uniti a rinunciare alla vittoria e a ritirare i propri soldati dal paese. Mashal ha scritto di avere intervistato decine di funzionari e combattenti talebani, oltre che funzionari occidentali e del governo afghano.

LA DONNA AFGHANA: DIRITTI ,SOLO, SU CARTA.

Recentemente la Costituzione Afghana è cambiata, rendendo uomini e donne quasi a pari livello. Entrata in vigore nel 2004 essa afferma che:

  1. I cittadini uomini e donne dell’Afghanistan hanno pari diritti e doveri davanti alla legge;
  2. Le donne hanno avuto il permesso di tornare a lavoro;
  3. Il governo non le obbliga a indossare il burqa

Purtroppo rimane solo una questione di inchiostro su carta, in quanto la realtà è differente a causa una serie di regole non dette e tramandate che continuano ad ostacolarle, soprattutto nei paesi rurali e nell’entroterra:

  1. accesso limitato nelle strutture sanitarie;
  2. divieto di accedere all’istruzione;
  3. divieto al divorzio;
  4. spesso vengono scambiate per risolvere dispute tra gruppi;
  5. divieto di partecipare alla vita pubblica;
  6. non scelgono il loro marito
  7. divieto di uscire di casa senza un parente che sia uomo

Il CISDA ,Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane, afferma che la situazione della donna afghana rimane catastrofica sia dal punto di vista dell’istruzione, sia dal punto di vista delle violenze che quotidianamente devono subire.

Per un ulteriore approfondimento vi rimandiamo a:

LA VITA DELLA DONNA

Purtroppo questa situazione sembra un loop senza fine, le leggi esistono ma vengono ignorate al punto che la donna in Afghanistan, si ritrova a vivere una non-vita. sotto alcuni numeri:

  • L’85% delle donne è senza istruzione;
  • La metà si sposa prima di 16 anni;
  • Ogni due ore una donna muore nel Paese, dando alla luce un figlio;
  • I casi di violenza sono cresciuti del 25% nell’ultimo anno;
  • Nel 2015, 120 donne si sono date fuoco;
  • La maggior parte delle donne è privata di servizi sanitari;
  • Ogni 30 minuti una donna muore durante la gravidanza;
  • Il 70% delle vittime sono donne colpite da malattie tubercolari;
  • L’87% ha subito violenza in diverse forme;
  • Tra il 60 e l’80% dei matrimoni sono forzati,
  • Il 35% delle bambine viene venduto in sposa,

Nel marzo 2009 è stata approvata dal parlamento dell’Afghanistan e firmato il presedente dell’Afghanistan da Hamid Karzai, una nuova legge che  regola lo status personale di minoranza in Afghanistan comprese le relazioni tra uomini e donne, il divorzio e diritti di proprietà. Questa legge è stata tuttavia fortemente criticata dai gruppi per i diritti umani e dai paesi occidentali e come dicono le Nazioni Unite essa: “legalizza lo stupro coniugale”.

I punti salienti:

– Le donne non possono lasciare le loro case senza il consenso e permesso dei loro mariti.
– Un marito può fare il sesso con la moglie ogni volta che vuole per un minimo di quattro volte a settimana.
-Questa legge da il diritto al divorzio all’uomo ma non alle donne; il marito può lasciare la moglia quando vuole, mentre la moglie non può lasciare lui in nessun caso.
– Questa legge permette agli uomini di avere più mogli.
– L’età e la legalizzazione del matrimonio è di 16 anni per le ragazze e 18 per i ragazzi.

Molte donne vengano incriminate per adulterio solo perché hanno avuto un aborto, il che mina la reputazione di fertilità del marito, oppure perché non riescono ad avere una gravidanza, per questo vengono incarcerate. Essendo la maggior parte minorenni vengono mandate nelle carceri minorili quando presenti nella comunità. Quando queste strutture non ci sono, le donne vengono letteralmente date al capo tribù che le imprigionerà nella loro casa e saranno tenute a fare sempre ciò che lui ordina loro, fino a fine condanna. Purtroppo alla fine della prigionia esse non avranno altri luoghi dove andare.

LA VITA DEI BAMBINI E BAMBINE IN AFGHANISTAN

La pratica denominata Bacha Bazi può essere considerata una vera e propria forma istituzionalizzata di pedofilia, diffusa in tutta la regione fin dai tempi più antichi. Dal punto di vista storico, essa è maggiormente comune nelle zone del nord dell’Afghanistan, perdurando fino a oggi. Nelle grandi città sembra invece essere tramontata a partire dalla fine della prima guerra mondiale.

IL CASO DEI BACHA-BAZI

bacha-bazi sono letteralmente i “bambini per gioco“. Sono minori maschi, costretti a indossare abiti femminili e a essere sfruttati sessualmente da uomini più grandi di loro. Vengono rapiti quando sono ancora adolescenti, adescati per strada, prelevati dalle proprie famiglie. Vengono presi da ricchi e potenti mercenari, che li comprano e li mantengono economicamente.

Il bambino diventa a questo punto una proprietà del compratore ed è costretto a cambiare identità. Vestito da donna, con campanelli ai polsi e alle caviglie e un po’ di trucco, viene obbligato a imparare a cantare e a ballare.

L’unico obiettivo è poi quello di essere violentato quando la danza e la musica saranno finite. I “proprietari” dei bacha-bazi approfittano della condizione di povertà di questi bambini e delle loro famiglie. Sanno che i genitori dei bambini non possono rifiutarsi o denunciarli, perché sono troppo potenti e influenti nel proprio paese. Nessuno ha il coraggio di opporsi a loro, nemmeno la legge.

Questa tremenda pratica è una violazione dell’ordinamento della giustizia afghana, ed è contraria a tutte le norme della convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Ma nonostante ciò, le autorità locali spesso chiudono un occhio a causa dello strapotere di questi uomini. Essere un “bambino danzante” in Afghanistan significa subire un forte danno psicologico per il cambio forzato di personalità. Significa essere picchiato e trovarsi vittima di ripetute violenze carnali da parte del proprio padrone o dei suoi conoscenti.

LE BACHA-POSH

 Le bacha-posh sono bambine vestite e trattate come un ragazzo a tutti gli effetti. In alcune zone dell’Afghanistan e del Pakistan, una madre che non ha dato alla luce almeno un figlio maschio non viene vista di buon occhio. Come accade per le spose bambine, se una femmina nasce in alcune parte del mondo non ha il diritto di scegliere il proprio futuro. Tra le tante figlie, i genitori scelgono quindi quella che sarà il “maschio di casa”. Lei avrà tutti i diritti e i privilegi di cui godono solo gli uomini, potrà infatti frequentare una scuola e lavorare.

Capelli corti e i pantaloni, le bacha-posh vengono trattate come se fossero dei maschi.

Vengono private di una loro identità e del diritto di sviluppare una propria personalità. Questo accade almeno fino all’età da marito. Nel giro di una sola notte, in età adolescenziale, alle ragazze vengono tolti gli abiti da maschio. Perdono libertà, diritti, privilegi e si devono riprendere la loro natura di donna, costrette a subire l’ennesimo cambio di identità.

Vengono poi date in sposa a un uomo che non hanno scelto. Continueranno così la loro vita, come se nulla fosse successo. Il trauma che subiscono queste bambine e questi bambini è incommensurabile.

Per un ulteriore approfondimento vi rimandiamo a:

15 Agosto 2021

I talebani invadono Kabul.

La folla che vuole fuggire dall’Afghanistan lunedì davanti all’aeroporto internazionale di Kabul.Credito…Jim Huylebroek per il New York Times

Gli americani hanno intensificato la loro campagna sull’evacuazione, ma non basta. Non basta prendere il controllo dell’ aeroporto Afghano. Quanto potrebbero fare e quanto non fanno lo lasciamo calcolare alle vittime di questo assedio. Mai come ora risuonano le parole dette e ripetute come un mantra durante questi anni :

A voi gli orologi a noi il tempo

I talebani sono giunti al cuore del paese. Un cuore pulsante che rispecchiava la dignità della donna. Le Onlus, che stavano lavorando per alfabetizzare le donne per renderle economicamente indipendenti e composte da molte attiviste per i diritti, si nascondono. Distruggono documenti difendendole.

Vorrei che questo periodo venisse ricordato come la più impressionanti delle eclissi: la Luna che copre il sole portando il buio solo per un dannato attimo.

Promesse

I talebani hanno promesso molto ma quasi nulla ci risulta essere stato mantenuto e sono passati solo una manciata di giorni.

In merito a quanto appena detto vi consigliamo di seguire questi account Instagram di professionisti attivisti che si trovano in loco:

@afghania_barakzai
@brother_rahmaan
@afshinismaeli
@barialaikhoshhal
@stephglinski
@fatimahhossaini

Il generale Taylor ha affermato che lo sforzo di evacuazione potrebbe aumentare fino a includere dai 5.000 ai 9.000 passeggeri in partenza dall’aeroporto al giorno. Ma si ritiene che decine di migliaia di persone vogliano un passaggio sicuro fuori dall’Afghanistan immediatamente, compresi molti che hanno lavorato a fianco delle forze statunitensi e alleate come interpreti durante la guerra e temono rappresaglie talebane.

Più di 15.000 di questi afgani, oltre ai membri della famiglia, sono stati reinsediati negli Stati Uniti con visti di immigrazione speciali. Almeno altri 18.000 hanno domande in sospeso e si prevede che tale numero aumenterà visto il deterioramento della situazione.

www.nytimes.com/— Marc Santora e 
Shashank bengalese

E se lo “sforzo” americano è noto, ciò che non lo è sono le decisioni della ben più vicina Europa. Con la Merkel che lancia le idee di corridoi umanitari e il sedicente Salvini risponde no all’ingresso di immigrati:

Non possiamo far altro che restare in ansiosa attesa . Bisognerà rivedere la campagna di immigrazione e gli accordi con la Turchia che speriamo vengano presto annullati. Di certo non è questo il momento di pagare per non far ” entrare ” immigrati sul suolo europeo.

30 agosto 2021: La guerra cessa.

Le truppe sotto bandiera USA si ritirano. Tra il 14 e 15 agosto Kabul cade.

La lotta dei talebani  il potere e per la sovranità sul paese vede la sua fine -o inizio-.

Da questa data le donne non potranno più:

  • Girare per strada senza Burqa
  • sarà vietato di praticare sport perché giudicato non necessario e inappropriato
  • potranno uscire di casa solo “per motivi essenziali come fare la spesa”
  • dal 24 marzo 2022 i talebani negheranno loro lo studio, le aule saranno interdette alle studentesse dai 12 anni ai 19
  • un donna che giri senza il suo mahram può essere arrestata

Le testimonianze del cambiamento:

“Dovevo uscire a comprare del filo, mi serve per il mio lavoro di sarta. Il primo ordine da molti mesi, devo approfittarne. La stoffa nera mi inghiotte, tutta coperta, un vecchio corvo. Solo gli occhi respirano, vedono, li vedono. Avanzano dal fondo della strada, fermano la macchina, scendono. Sono tre, armati. Puntano dritto su di me. Gridano, non si sa perché. La mia mente corre veloce, è tutto a posto? Sono in regola? Sono coperta come vogliono loro, il cuore accelera. No, i guanti neri non li ho. Ci sono 45 gradi all’ombra. Sudo tanto che li vedo traballare in un’immagine acquatica. Sono sola, per strada. Ecco ho disobbedito. Gridano, mi spingono, sono una schifosa puttana, sì perché sono uscita a comprare del filo, senza un dannato uomo, senza i guanti, mi sento un pupazzo nelle loro mani. Nessuno mi proteggerà, tutti hanno paura. Mi accorgo che sto tremando. Mi malmenano, sempre senza smettere di urlare, mi danno un calcio, cado, se ne vanno garantendomi la loro punizione per la prossima volta. Mi arresteranno e mi frusteranno. Questo il programma. Ma per questa volta è andata bene. Avevano fretta. Mi asciugo il sudore, respiro, mi nascondo, aspettando che la macchina sparisca. Ora, finalmente, posso comprare il mio filo”.

Amina, 16 anni,sarta

“Qui si soffoca. La vita è diventata così pesante che non riesci nemmeno a respirare. Se i Talebani fossero capaci di portar via l’ossigeno da dentro i nostri polmoni, lo farebbero, così ti tengono sempre sul chi vive, sull’orlo dell’errore, di una punizione possibile, i divieti per le donne sono ovunque: non ci sono leggi, solo ordini, ogni volta diversi. Ogni giorno se ne inventano di nuovi

,Shazia, quattro figlie femmine

 “Cerco in tutti i modi di essere forte, ma la situazione di adesso è molto stressante, siamo sotto pressione, incerte, spaventate. A volte non riesco nemmeno più a prendermi cura di me stessa in modo appropriato. Devo vendere bolani ( focacce di pasta fritta ripiene di verdure) per strada, per poter nutrire la mia famiglia. È dura, la gente non ha niente, non ha nemmeno soldi per mangiarsi un bolani. Ma il peggio è che ogni giorno vengo minacciata dai Talebani; mi gridano in faccia con il fucile puntato perché non sto a casa come dovrei. Mi ripetono che sono una prostituta, che sotto la copertura dei bolani cerco clienti. Devo sopportare tutto questo, non mi faccio colpire dalle loro parole e dai loro gesti, non li ascolto. Cambio ogni giorno strada. Ogni giorno cucino di nuovo i bolani che mi hanno rubato. Se dovessi restare chiusa in casa, come vogliono loro, moriremmo tutti di fame”

Samia, vedova e con una famiglia da mantenere

“Nonostante i nostri stomaci siano vuoti e i nostri piedi pesanti come il piombo, io in questo orribile momento, non voglio vendere i miei figli come fanno molti. Ho imparato a combattere in questi tempi così duri e a sostenerli. Sono riuscita a iscrivere a scuola i due maggiori e studiano sodo. Questi giorni terribili passeranno, i miei figli diventeranno grandi e io sarò finalmente felice”

Laila

Noshin era scappata due anni fa dal suo villaggio sotto il controllo talebano. Il capo dei miliziani voleva costringere il padre a dargliela in moglie per saldare debiti inesistenti. Ma Noshin voleva studiare essere medico, oculista per l’esattezza: questo era il destino che si era scelto. Scappa a Kabul tutta la famiglia, di notte, per evitare il disastro della sua vita. Ma da agosto nella capitale la situazione diventa troppo difficile. Non c’è lavoro, non c’è da mangiare. Tornano a vivere in campagna, dove suo padre può riprendere a fare il contadino, l’unica cosa che sa fare. “Mi sento circondata da un deserto. Niente lavoro, niente scuola, niente cibo. Non posso immaginare se e quando tutto questo potrà finire o se durerà per molti anni. Quello che mi spaventa è che i Talebani costringano mio padre a vendermi. Lui mi ha sempre protetto e sostenuto e, per questo, per evitare di ritrovarci nella situazione dalla quale eravamo fuggiti, siamo andati in un villaggio in cui nessuno ci conosce. Ma, con i Talebani dappertutto, la storia che ho già vissuto potrebbe ricominciare. Cerco di stare nascosta il più possibile perché loro cercano ragazze da comprare o da rubare. Piccole schiave dei loro poveri capricci. Non sarò una di loro. Cerco di non esistere”.

Noshin

Le proteste

Alcune decine di donne hanno sfidato il regime dei Talebani in Afghanistan, inscenando una protesta a Kabul per chiedere “pane, lavoro e libertà” e chiedendo il diritto all’istruzione femminile.

Lo constatano fonti giornalistiche sul posto.

“L’istruzione è un mio diritto. Riaprite le scuole”

motto

E’ il 13 agosto 2022, nella capitale viene organizzata una protesta femminile davanti al ministero dell’Educazione, unite per urlare il proprio diritto all’istruzione. Su queste parole hanno protestato le manifestanti, molte col volto coperto, come imposto dalle recenti disposizioni dei fondamentalisti tornati al potere, prima di disperdersi mentre i miliziani talebani sparavano in aria, disperdendo così la folla. 

La France Press riporta che circa una quarantina di donne stava manifestando per le strade di Kabul. I cartelli recavano scritte come: “Il 15 agosto giornata nera“, in riferimento al giorno in cui i talebani hanno ripreso il potere, e “Giustizia, giustizia, siamo stufe dell’ignoranza“. Quello dell’istruzione è un tema chiave, poiché il regime teocratico imposto dai guerriglieri nega a intere fasce della popolazione, in primis le donne, l’accesso all’educazione. Le ragioni sono ideologiche e riguardano quelli che sono i diritti e i doveri delle donne secondo il Corano, ma è anche un chiaro strumento di dominio: un’istruzione di livello superiore rende un popolo difficile da sottomettere e le università sono i principali luoghi di aggregazione dove si possono organizzare le proteste.

I talebani, prima di iniziare a sparare in aria, hanno bloccato la via di accesso e uno di loro ha mimato il gesto di sparare sulla folla. Le persone messe in fuga si sono riparate nei negozi vicini, dove sono state raggiunte e picchiate con il calcio dei fucili.

Bibliografia:

Afghanistan, un anno dopo https://luce.lanazione.it/attualita/afghanistan-anno-dopo-donne/ [accesso effettuato il 12 novembre 2022]

Voci delle donne Afghane https://magazine.cisp.unipi.it/voci-delle-donne-afghane-a-un-anno-dal-ritorno-dei-talebani/ [accesso effettuato il 12 novembre 2022]

Il Post 2020. Come i talebani hanno vinto in Afghanistan [online] disponibile su https://www.ilpost.it/2020/06/02/talebani-vittoria-afghanistan/ . [Accesso Effettuato 28 Maggio 2021].

Daniela Binello 2009. LA SITUAZIONE DEI DIRITTI DELLE DONNE IN AFGHANISTAN [online] disponibile su https://www.zeroviolenza.it/sostieni/item/6614-donne-afghanistan [Accesso Effettuato 28 Maggio 2021].

Mirko Bellis 2017. Chi sono i Bacha-bazi, i bimbi abusati “per gioco”: li vestono da donna e poi li stuprano.  [online] disponibile su https://www.fanpage.it/esteri/chi-sono-i-bacha-bazi-i-bimbi-abusati-per-gioco-li-vestono-da-donna-e-poi-li-stuprano/
https://www.fanpage.it/ [Accesso Effettuato 28 Maggio 2021].

Linda Varlese 2014. Bacha posh, le donne afghane che crescono come ragazzi: “Così proviamo la libertà nel paese peggiore per nascere donne” [online] disponibile su https://www.huffingtonpost.it/2014/09/24/bacha-posh-donne-afghane-cresciute-come-ragazzi_n_5875416.html

Luiss 2020 Dichiarazione del Consiglio del Nord Atlantico sui negoziati di pace in Afghanistan.  [online] disponibile su https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/12/11/dichiarazione-del-consiglio-del-nord-atlantico-sui-negoziati-pace-afghanistan/ [Accesso Effettuato 28 Maggio 2021].

Santora e Shashang Accelerano le evacuazioni da Kabul, ma restano ancora molte migliaia di persone. .https://www.nytimes.com/live/2021/08/18/world/taliban-afghanistan-news?type=styln-live-updates&label=afghanistan%20updates&index=0#evacuations-from-kabul-accelerate-but-many-thousands-are-still-left-behind [Accesso Effettuato 18 Agosto 2021].