Un Caffè con Valentina

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Oggi nella pausa caffè abbiamo fatto due chiacchiere con la fotografa Valentina Di Berardino, abruzzese trapiantata a Berlino. La trovate su Instagram come valentinadb_ph e sul sito valentinadiberardino.myportfolio.com/

Quando é cominciata la tua passione per la fotografia?

La fotografia mi ha sempre interessato, fin da piccola ne ero appassionata. Quando io ero bambina, mio padre, come succede a tanti, aveva l’hobby della fotografia in bianco e nero e lo sviluppo delle foto avveniva in una camera oscura da lui appositamente creata. Il suo interesse per la fotografia, però, scemò in fretta. Io, invece, ero talmente presa da questa passione che passavo molte ore seduta sul divano a guardare i dettagli nelle fotagrafie degli album di famiglia. Erano gli anni ’80, quindi le foto erano finalmente a colori. Nei primi anni non pensavo potesse diventare un lavoro vero e proprio, perchè non avevo un’idea ben precisa di cosa volessi fare nella vita, nè mi valorizzavo abbastanza. Poi negli anni dell’università ho iniziato ad usare le vecchie macchine fotografiche di mio padre e da li è iniziata la vera passione per la fotografia.

Fotografa Valentina. Nani da giardino in versione Bondage
©Valentina di Berardino.
Qual è il tuo soggetto preferito?

La cosa che mi appassiona sono le storie, ovvero mi piaciono le storie raccontate attraverso le immagini. Alcune possono essere delle storie vere dove mi limito a raccogliere testimonianze mentre in altri casi le storie dietro le immagini non narrano la realtà ma nascono da riflessioni, dalla lettura di un libro, una poesia. A volte utilizzo foto di luoghi e persone reali per raccontare un mondo immaginario che non ha a che fare con la realtà o con il nostro quotidiano. Mi piace questa idea di sospensione del tempo nelle foto, l’idea che quello che si vede può essere reale oppure no.

Preferisci fotografare più gli uomini o le donne?

Beh, come direbbe Letizia Battaglia, grande fotografa Palermitana, “le donne sono molto più interessanti degli uomini” (ndr. sorride). Le donne di per sè non sono più interessanti, ma, secondo me, la dimensione del corpo femminile é sinonimo di bellezza, in qualunque modo e misura. Ovviamente, quindi, è anche il soggetto piu facile da fotografare, essendo appunto già bello di per sè. Mi piace fotografare anche gli uomini ed in passato l’ho fatto, ma comunque devono essere uomini di un certo tipo, con degli ‘accessori’. Nei miei lavori, come ben vedi, hanno la barba lunga o molti tatuaggi.

I bambini invece non li fotografi…

I bambini non si fotografano, in generale. La fotografia dei bambini si deve mantenere in una dimensione privata per tante ragioni, soprattutto perchè noi, al giorno d’oggi, siamo continuamente esposti e la volontà di ciò deve essere del soggetto ritratto. Una persona adulta ha la capacitá di intendere e decidere e accettare di essere esposta, ma i bambini no ed é proprio per questo motivo che io non li fotografo. Non perchè non siano belli.

Qual è stato un progetto che ti ha particolarmente appassionato?

Il progetto “Kat-rix plays”. L’anno scorso, nel 2020, il tema della Biennale di Fotografia Femminile (BFF) di Mantova era “Il Lavoro”. Io mi sono condidata con un progetto che avevo iniziato con una Domina (ndr. Una domina, in Italiano dominatrice, é una donna che nelle pratiche del BDSM interpreta il ruolo dominante) che avevo conosciuto e che, appunto, fa questo di mestiere. Per questo progetto lei mi aveva invitato nella Dungeon dove svolge queste pratiche, durante una sessione con un cliente. Vederla lavorare è stato fantastico perchè lei è molto piccolina, minuta, ma ha un’energia pazzesca e in questa sessione aveva acanto un uomo tre volta la sua grandezza a cui faceva fare tutto quello che lei voleva. Ovviamente il tutto non é un insieme di torture, ma una serie di pratiche che portano l’uomo al piacere sessuale. Con questo progetto sono rientrata tra le finaliste selezionate per la mostra del 2020, il che mi ha fatto molto piacere; poi, però, il mio lavoro é stato “occultato” in uno studio di tatuaggi perchè le foto che avevo fatto non erano state giudicate adatte per un certo tipo di pubblico.

La fotografia è un’arte e l’arte osa. Mi sembra assurdo che un’organizzazione artistica abbia censurato un lavoro in precedenza scelto…

Beh, si, anche perchè in realtà non c’era niente di così osceno, non si vedeva nulla, al massimo in una foto, c’era la Domina che faceva la doccia… ma sai… erano comunque foto di una stanza piena di dildi e vibratori… (ndr. scoppia a ridere)

Penso che, se l’organizzazione decide di selezionare un progetto come il mio, dovrebbe anche avere il coraggio di dargli visibilità al pari di altri progetti scelti e soprattutto dovrebbe avere il coraggio di esporsi. E questa cosa, secondo me, è un po’ mancata.

Progetti fotografici per il futuro?

Per il futuro ho diversi progetti in mente che mi porto dietro da prima della pandemia, perchè in questo periodo di lockdown non ho molta voglia di fare. Mi piacerebbe realizzare un lavoro con delle ragazze che fanno danza contemporanea in strada, estrapolandole dall’ambiente del teatro. Ho anche un progetto in mente con un soggetto maschile, appunto come dicevamo, un ragazzo con molti tatuaggi. Poi sai, alle volte, le cose vengono fuori facendole. Un’altra idea é quella di fotografare delle drag queen, magari qui a Berlino, ma per il momento è solo un’ipotesi perchè mi mancano i modelli.

fotografa valentina. collezione maschere bondage

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